lunedì 22 dicembre 2014

Maglietta nera

Credo non si sia mai vista una cameriera che, a fine turno, rientrata a casa, getti il giubbino sull'attaccapanni, felice di vederlo sempre planare a terra, in una macchia nera sul pavimento di legno scuro.
Entro pigra in camera, reduce da un tour che..

...Lo dico a te, che ora leggi, ho pianto nel salutarti, anzi, diobono, avrei voluto frignare come una ragazzetta ma non potevo e quindi ho ricacciato le lacrime, tenendo quel peso dentro me: un macigno.

Quindi quando sono entrata nella mia camera e ho vista la tua maglietta messa di traverso sulla cyclette, l'ho afferrata subito, perché avevo bisogno di verificare che esistesse, che non fosse un sogno. 
L'ho annusata, mi sono sniffata del profumo che c'hai lasciato (a proposito, che marca è?).
L'ho indossata per andare a letto a dormire.
Ho dormito beata e pacifica fino alle 8:00 di domenica mattina.

...Lo dico a te, quando il pargolo, seduto al tavolo del McDonald, mi fa "prendiamo e andiamo a mangiare il panino lì da lui (ndr te) così lo salutiamo ancora?"... ho DOVUTO dirgli di no, non ce l'avrei fatta a dirti addio, no cazzo, il nostro è sempre un arrivederci! per la seconda volta nell'arco di pochi minuti.

Quindi mi sono alzata dal letto, ho vagato per casa col collo della maglietta tirata fin sopra la punta del naso, afferrato il pacchetto di siga, mi son messa  a fumare in maniche corte, così.

...Lo dico a te, se non ti avessi, penso che potrei avere paura.



giovedì 11 dicembre 2014

Tra un cliente e un altro..

Che fare nei momenti di noia, quando nel locale non passa gente interessante? 
Nei miei trascorsi di commessa in una cartoleria, durante il periodo estivo, usavo questi momenti per andare nel reparto libri a leggere. Se penso poi che questi libri venivano acquistati, finivano in non so quali case, quale dono a chi sa chi, o acquisto personale.. sorrido ora. Tanto valeva mettere un bel cartello "libri di seconda mano". Ma ero attenta, o almeno ho cercato di farlo. Nella mia infinità curiosità, mi son data una letta anche ai libri che parlavano di sessualità, soffermandomi curiosa su foto e immagini. 
Affascinano la me silenziosa e solitaria i libri: è un pezzo che non scivolo, per mancanza di tempo, tra i corridoi della biblioteca civica della mia città. Hanno il potere di isolarmi, lasciandomi nulla (per fortuna).
Stamane stavo al colloquio individuale con un prof di mio figlio.
E' bene precisare che dal punto di vista didattico, io e lui, siamo due entità diversissime. 
Colgo in lui lo spirito che non stava in me: io vivevo un rapporto quasi osmotico coi libri di testo, perché in testa dovevo stare, dovendo portare a casa il massimo del meglio. O era mortificazione genitoriale attuata. 
Lui invece, il bimbo quindicenne, applica il concetto che il libro esiste perché una storia o una nozione è stata compiuta. E' passato, mentre lui è presente e futuro. Ha un Io interiore solido, cosa che alla sua età non avevo. 
Come va il pargolo a scuola? Schifosamente bene: s'è calato in questa sua scelta di indirizzo superiore con estrema naturalezza, zero ansia, zero difficoltà. Speriamo duri e che migliori sempre.

Mangiavo pure, tra un cliente e un altro: il mio pasto preferito era il panino con la mortadella e una lattina di coca. Poi facevo altro: inventario, pulizie, pausa pipì. 
E mi ritrovavo con l'estate volata dentro le mura di quel negozio, mentre ritornavano gruppetti di amici, reduci dalla vacanze estive, coi capelli schiariti e la pelle abbronzata.

Se penso che sono circa due anni pieni che non prendo ferie, se penso che mi ci sto abituando, se penso che il massimo per me sarebbe staccare due o tre giorni, chiusa in casa, non vedere e non fare nulla: io, il mio divano, un paio di libri, la tv, la cioccolata e la liquirizia nera.

Vedremo insomma.


martedì 9 dicembre 2014

C.V. della cameriera

Sono alta 1.70, quando mi allungo per bene la schiena, dopo una vita da adolescente passata con una carta di identità recante un fastidioso 1.69.
Il peso non lo dico, ovvero se lo dicessi potrei usare la combinazione dei vari numeri per giocarmi qualche ambo o e terno su una o più ruote, o su tutte.
Ho quarant'anni tondi, fatti da poco: eppure non me li sento, nel senso che mi sentivo più vecchia sette anni fa che non ora.
Merito d'un adolescente che gira per casa, che mi trascina nella sua pseudo (e talvolta così tragica) maturità tipica dei quindicenni.
No, tranquilli, non sto vivendo alcuna crisi di giro di boa, che si manifesta varcando gli "anta": perché io anta mi sentivo da tempo, quindi mi tange poco sto fattore.
Dopo una vita passata a detestare mio padre, mi trovo da alcuni mesi a rimpiangerlo: se n'è andato troppo presto. Non c'è giorno che il suo pensiero mi tolga un respiro, pure stamane, troppo forte la sua mancanza: mi son dovuta appoggiare allo stipite della finestra con la fronte, prender fiato e lasciare che l'ondata di malinconia mi travolgesse, per poi defluire, lasciando come segno del suo passaggio il vapore del mio respiro sul vetro.
Non posseggo alcuna licenza, se non quella di vivere: perché pure vivere costa, più di un occhio della testa. Eppure ho alcun attaccamento ai soldi, non sono alla ricerca di intestarmi alcun immobile, posticipo gli appuntamenti col notaio, proprio in funzione di questa mia voglia di non aver partecipazioni immobiliari con questo mondo.
Non  sono una masochista, eccetto per qualche affaire particolare dentro il letto, eppure virtualmente sono in procinto di svenarmi per mandare il pargolo in UK st'estate: sto in modalità formica pianificatrice (se nel caso anche omicida di qualunque cicala intenda mettersi nel mio percorso).
Detto ciò, ho una relazione con un soggetto di sesso maschile.
Ecco, a volte mi vien da pensare perché gli uomini esistano: sì occhei, vada bene per il gioco (se soddisfacente) a letto o ove mi aggrada, sì occhei ai momenti da passare assieme e condividere.
Ma.
Io ho dato il meglio di me, come donnina premurosa, nel mio matrimonio, concluso (per ora) con una convalida di tribunale. Attendo fiduciosa il divorzio, sperando che per pagarlo non mi devo vendere il culo (a 40 anni ormai è un sogno non praticabile, vista la concorrenza di certe ventenni).
Poi.
Se c'è una cosa mi disturba un pochettino, è il T9 del mio cellulare: ora non che voglia far la figa della situazione, dicendo con ho un Iphone 5S (tanto lo sto ancora pagando, a prezzo stracciato -dicono loro- tramite abbonamento alla Tim), ma visto quanto lo sto pagando, gradirei che sto T9, che mi corregge e inverte/canbia/sostituisce sinonimi e aggettivi con non so quale criterio, lo facesse ogni qual volta io voglia scrivere "anni", (scrivendo erroneamente "ani") non fa il suo dovere.
Protesto con chi per ciò?
Uhm
C'è una cosa che mi infastidisce: la manipolazione. Nel senso io lo faccio (e posso e voglio), ma non mi va a genio che lo si faccia con me, in maniera poco furba.
No, non sono permalosa, ma solo figlia d'una lezione di vita.
Ah
Sono, checché se ne dica, ottimo animale di compagnia: vuoi cazzeggiare, prendi in mano il telefono, squillami, fischiami, pagami (che poi ti offro il secondo giro) una birra.
Mi vuoi vergognosamente tua? Puliscimi casa alle mie condizioni, senza farti notare.
Boh, per ora qua, ma non penso che son solo questo.
Bhe, volendo altra cosa la potrei dire di me: ho un'anima, poco candida, eppure in talune situazioni ragiono da bambina. E come ogni brava bambina, indispettita, ho un'ombra nera, nello sguardo: è serietà (troppa in talune circostanze, orfana in altre).

Siete avvisati, penso.



martedì 2 dicembre 2014

Fantasie bizzarre


La biancheria intima c'ha sempre il suo perché.

Pensi una cosa e ne fai un'altra

Sono stata nell'incertezza per una manciata di minuti, poi ho deciso di fare l'inverso di quello che avevo pensato.
Insomma, in questo mio (ennesimo) cambio di blog, sono stata lì lì per riaprire il mio primo blog, perché lo sento così affine a me. Se dovessi tracciare un mio percorso, riprenderei ad una a una quelle pagine.
Così venerdì pomeriggio scorso, me lo sono riaperto (solo per me), ho riletto alcuni post, andando decisa e sicura su quali leggere, pilotata dalle dati con le quali li avevo pubblicati.
Date significative e importanti, ovviamente.
E man mano che leggevo le mie parole di un paio di anni fa, dentro me capivo che non potevo riaprilo.
E' un passato che fatico a ricondividere; un passato, ora col senno di poi, che ha scandalosamente influito il futuro, ovvero il mio presente di adesso.

M'ha fatto specie trovare una Me più "filosofica" (passatemi il termine), più attenta a quello che scriveva, soprattutto attenta a non dire più di tanto, forse insicura di esternare le proprie emozioni, forse sicura di essere stanata se lo avesse fatto.

E mi ritengo sciocca, ora, nello scoprire che con l'avanzare dei mesi, sono diventata più superficiale.
Ovvero meno maniacale nel riportare i punti salienti del mio animo.

E poi ci ripenso, e sta voglia ce l'ho, ma mi faccio condizionare: proprio vero che certe catene non si rompono mai.